parliamone

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ieri in macchina, c'era con noi un'amichetta di Billa. Mia figlia, come sempre, dopo una decina di km si è addormentata, mentre Wende ci teneva compagnia con la sua inarrestabile parlantina. Fra un racconto e l'altro, ad un certo punto, parlandoci dell'amico di sua madre che era in visita da loro ieri, dice: Kees è omo.
Io, stupita da questa affermazione, uscita in modo così naturale dalla bocca di una non ancora seienne, ho sorriso e con me anche Ronald. La mia domanda era scontata: ma Wende, sai cosa vuol dire omo(sessuale)? E lei, ancora più nonchalant di prima risponde: certo, è un uomo che s'innamora di un altro uomo. E continua - lesbica invece vuol dire che una donna s'innamora di un'altra donna. Io e mio marito sempre più basiti, ci siamo guardati e abbiamo riso per la lezione appena presa. 
Rifletto sul fatto che con Isabella non ho ancora affrontato questi argomenti, ma non perchè non lo voglia fare, semplicemente perchè mi sembra ancora troppo piccola per capire. Poi, però, quando situazioni come questa si presentano, mi spiazzano e rimetto tutto in discussione. Comincio a pormi dei quesiti pedagogici. Sono io in realtà a trattare mia figlia da piccola? C'è un tempo giusto per affrontare argomenti come la morte, la malattia, la sessualità? Come sappiamo che quel momento è arrivato?! 
A quanto pare i genitori di Wende sono molto più aperti di noi ed educano le figlie di conseguenza. 
Il mio sentimento al riguardo è combattuto. Da un lato ammiro questo atteggiamento disinibito ed adulto, dall'altro mi chiedo, ma i bambini di cinque, sei anni, hanno la maturità necessaria per capire appieno questi concetti? E ancora, con argomenti come morte e malattia, se non è indispensabile, è giusto esporli a questi dolori già da ora? Sinceramente non lo so. Mio marito quando gli ho chiesto se facevamo bene a non affrontare questi discorsi con Isabella, mi ha risposto che ne dobbiamo parlare di volta in volta quando se ne presenta l'occasione, come abbiamo fatto finora. Così è stato con la morte di Snaps, il gatto dei vicini, investito da una macchina, oppure ancora con la mia operazione o quando il nonno Ton era in ospedale. 
Per quanto riguarda la sessualità e tutte le sue implicazioni, gli psicologi infantili consigliano di affrontare già dalla prima infanzia questi argomenti, ovviamente con un linguaggio appropriato all'età, alla maturità e la sensibilità del bambino. Molte cose al riguardo Isabella già le sa, ma quando andare oltre? E soprattutto quanto è obiettiva la mia valutazione sulla maturità di mia figlia? Non è influenzata dalle mie paure, pregiudizi e inibizioni? Il mio dilemma è proprio questo. Uno dice parliamone. Pare facile.
La risposta credo sia mia figlia, osservarla e ascoltarla senza filtri chè, proprio come dice la citazione in foto, una delle grandi scoperte della genitorialità è che impariamo molto di più su ciò che conta davvero dai nostri figli che dai nostri genitori.

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