sua maestà l'agenda

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appena arrivata nelle Basse Lande, vi lascio immaginare lo shock culturale subìto. Dal profondo Sud al quasi profondo Nord il passo è proprio lungo. 
A parte la famiglia, molto piccola, di Ronald conobbi subito i suoi amici. Una di loro, americana ma sposata con un olandese, per darmi un divertente benvenuto, mi regalò The UnDutchablesun libro spassoso sugli olandesi e i loro usi e costumi, scritto da Colin White e Laurie Boucke che, con un gioco di parole divertente (solo possibile in inglese), parafrasa The Untouchables (gli intoccabili). Un libro cult per chi si appresta a venire o è in questo Paese da poco, chè, fra una risata e l'altra, ci si ritrovano tante cose vere.
Ci sono tanti stereotipi su questo popolo, come ce ne sono tanti su di noi italiani. Come sempre quando si parla di queste cose, molti fatti appartengono al folklore o a puri pregiudizi e altri sono proprio veri.
Il primo botto culturale che ebbi fu sentirmi dire da un'amica queste parole : "even kijken in mijn agenda" (= fammi guardare nella mia agenda), alla mia richiesta di andare a prenderci un caffè insieme. Che si tratti di una passeggiata, di una cena, di andare a prendere i bambini a scuola, di amici o familiari, qui si pianifica tutto, ma proprio tutto e se non sei in agenda, praticamente non esisti. 
Immaginatevi un'italiana, del Sud per giunta, al cospetto di sua maestà l'agenda. Io che facevo tutto a sensazione, "a occhio", come si dice da noi, e con una alta dose d'improvvisazione, dovermi confrontare con questo modo di fare è stato durissimo. Nel tempo, apprezzandone sicuramente alcuni aspetti, mi sono nordicizzata un pò anche io in termini di organizzazione del quotidiano e del lavoro, che sul fronte dell'efficienza sicuramente aiuta. Questa pianificazione però, non mi riesce proprio di applicarla anche ai rapporti interpersonali e, in questo senso, mi risulta ancora difficile da digerire. Mio malgrado mi sono dovuta adeguare, anche perchè se non lo fai, ti tagli automaticamente fuori il che, va da sè, è ancora peggio che essere in agenda. 
Come dicevo, persino prendersi un caffè diventa affare di Stato. Spontaneità zero o quasi. A tutt'oggi ho incontrato davvero pochissimi olandesi, un paio in tutto credo, che, per esempio, non si fanno problemi ad invitarti o essere invitati senza un preavviso di mesi per bersi qualcosa insieme. Per il mangiare neanche a parlarne e se, come me, sei abituata a fare inviti last minute, ti guardano increduli dicendoti "ma sei sicura?!!!!".
Vengo da una famiglia dove se una o più persone si presentano mentre noi si è a tavola a mangiare, si aggiungono automaticamente posti in più (oserei quasi dire si costringono i nuovi arrivati a rimanere) e ci si arrangia tutti con quello che c'è. Quindi io sono fatta di questa pasta e non c'è agenda che tenga.
Quanto mi manca quel tipo di amici a cui puoi dire o ti dicono "che fai stasera? Dai passa che ci facciamo una pizza e due chiacchiere." Vi lascio quindi immaginare il grado frustrazione per una come me abituata ad avere amici in casa a tutte le ore e per qualsiasi ragione o addirittura senza, che fosse ascoltare musica insieme o vedere un film, chiacchierare o mangiare. I pretesti erano tanti, lo scopo sempre lo stesso: stare in buona compagnia. Che bei tempi. Mi si può obiettare, eri più giovane, gli impegni erano limitati e bla bla bla. Sì ci sta pure, ma rimango dell'idea che se si vuole, se si ha piacere a stare insieme, non si guardano agende e calendari e il tempo lo si trova sempre. Qui è virtualmente impensabile ché l'agenda regna sovrana. E io, io speriamo solo che me la cavo. 

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